"In genere scrivo così e non sto a pensarci, ma quando spedisco è come una piccola parte di me che se ne va nelle mani di qualcuno lontano chilometri e chilometri, che si chiederà che cxxx sta succedendo o magari userà la mia lettera come carta igienica." -- John Lennon
In un mondo
ipertecnologico come il nostro recuperare un film come "Terminator"
sarebbe un'ottima idea, soprattutto in un periodo in cui i film d'azione sono
solo esplosioni e botti mentre i film di fantascienza sono solo un'accozzaglia
di CGI (computer grafica).
Nel 1984 James Cameron
ci regala una vera gemma, che forse poteva essere ancora un po' più levigata,
ma che nell'immaginario collettivo rimane un film ai limiti della
perfezione:
"Terminator" è
la storia di un cyborg (Schwarzenegger) venuto dal futuro, per uccidere Sarah
Connor (un'indimenticabile Linda Hamilton), colei che darà la luce a John
Connor, capo della resistenza contro i robot che in un futuro prossimo
avrebbero sottomesso la razza umana. A loro volta gli umani inviano nel passato un
loro esponente Kyle Reese, interpretato da Michael Biehn, per salvare
Sarah e per distruggere il cyborg.
prima di cominciare a leggere il
romanzo di Francis Scott Fitzgerald m’immaginavo Gatsby come l’ombelico del
mondo, un uomo che facesse girare il destino a proprio piacimento, con una
personalità superiore alla media, insomma… un uomo che non si sarebbe mai fatto
ferire da una donna, dalla cattiveria o più semplicemente dalla realtà.
“Non sono le persone a fare i viaggi ma i viaggi a fare le persone” con questa frase di John Steinbeck presento una nuova avventura de “I viaggi di K”.
…ecco Mosca, la capitale russa, vista con gli occhi di Sonia Ragone, una stretta conoscenza e nuova collaboratrice de "Le visioni di K".
Il suo articolo è già stato pubblicato su moscovita.it, un sito di valore assoluto se ci si vuole avvicinare a Mosca o se si è già dei “filomoscoviti”
Con molto piacere ospito questo articolo fra “Le visioni di K”, per darne maggior risonanza affinché Mosca sia meno lontana e affinché incuta meno timore per chi come noi è cresciuto sotto l’egida cultura anglo-vaticano-statunitense:
“A chi, come me,è sempre stato attratto dal fascino contraddittorio di Mosca, metropoli in cui la modernità convive con un’impronta culturale fortemente ancorata al passato, consiglio di leggere questo racconto di viaggio, per scoprire le impressioni e sensazioni di una “esordiente” nella capitale russa. E, perché no, magari anche per condividerle.
Il primo impatto in una nuova città è decisamente quello che continuerà a influenzare la nostra percezione di quel luogo, anche dopo averci vissuto più a lungo. Così, atterrata di notte a Sheremetyevo, ho subito cercato di catturare con lo sguardo quanto più possibile, di leggere le infinite scritte che scorrevano dal finestrino in un alfabeto ancora non molto familiare. Un dettaglio curioso che ha colto subito la mia attenzione riguarda proprio i nomi delle più grandi catene di negozi internazionali: sparsi per tutta la città, si notano le insegne e i loghi familiari di supermercati e café europei e americani trascritti in cirillico… proprio come vengono pronunciati! Sono consapevole che, dopo aver passato qualche giorno a Mosca, questo particolare diventa una banalità, ma inizialmente mi ha davvero colpito scoprire i famosissimi Aшaн (Ashan, ossia Auchan), Старбaкc (Starbucks, scritto proprio Starbaks) e леруа мерлен (Leroy Merlin, letteralmente Lerua Merlen)!
Una caratteristica distintiva di Mosca, impossibile da non notare subito, è il traffico incessante in qualunque ora del giorno e della notte. È possibile trovarsi bloccati in un ingorgo alle 11 di sera come alle 2 di pomeriggio, in qualsiasi zona della città! Una megalopoli che non dorme mai, con un flusso ininterrotto di gente proveniente da ogni angolo del centro e della periferia, come un fiume in piena che si muove in auto o con la metro (capolavoro architettonico su cui tornerò più avanti) e che rende la frenesia una parte integrante della vita moscovita.
Non esagero quando parlo di megalopoli, le nostre Roma e Milano impallidiscono in termini di grandezza: superstrade a 12 corsie, grattacieli monolitici in puro stile sovietico, immense aree commerciali aperte 24 ore su 24 e sempre pullulanti di gente… insomma, la sensazione che si avverte appena arrivati è proprio quella di essere minuscoli e sperduti nella grande Mockвa!
Sebbene la mia esperienza a Mosca sia ancora marginale - al momento, limitata alle due settimane trascorse durante le festività natalizie del 2013/14 - mi sento in dovere di demolire alcuni tra i principali luoghi comuni sulla cultura e la popolazione russa.
La freddezza e la ostilità delle persone: cose di cui si sente tanto parlare, è, da quel che ho notato, motivata da un’iniziale formalità nel relazionarsi con gli estranei. Una volta entrati in confidenza, però, questa diffidenza lascia subito il posto ad una calda cordialità ed ospitalità. Quest’ultima, difatti, è uno dei valori principali della cultura russa, che considera l’ospite sacro. Esso, dunque, deve essere accolto nella sfera domestica russa e introdotto alle tradizioni locali.
Connesso a questo aspetto è il culto delle festività e delle celebrazioni in famiglia: complice la circostanza di essermi trovata nella capitale russa nel periodo di Capodanno e del Natale ortodosso, ho avuto la possibilità di osservare come i russi tengano particolarmente a tali ricorrenze. Il Capodanno è considerato la più importante festa dell’anno, e va trascorso in famiglia, all’insegna dei rituali e dei pasti tradizionali: lo scambio dei regali portati da Ded Moroz, la Vodka che allieta le cene e accompagna caviale e aringhe. Questo è anche il periodo ideale per rilassarsi nella banya, la sauna tradizionale, in cui al bagno di vapore si alternano brevi immersioni in acqua gelida o qualche salto nella neve, il tutto completato da leggere scudisciate con ramoscelli di betulla, pianta dalle presunte proprietà benefiche.
Un’altra immagine ricorrente legata alla Russia riguarda la rigidità e l’estrema burocratizzazione, elementi effettivamente riscontrabili tra le forze dell’ordine e la vigilanza, massicciamente presenti soprattutto nelle aree più turistiche di Mosca. Non è raro, infatti, incorrere in controlli di documenti, visti e permessi anche passeggiando intorno alla Piazza Rossa. Se ciò, da una parte, può sembrare sinonimo di eccessivo controllo, dall’altra permette ai cittadini e ai turisti di avvertire un senso di protezione e di sicurezza maggiore rispetto a quanto avviene in altre città europee meno pattugliate.
Concludo il mio breve racconto di viaggio con cinque “must-see” dell’inverno moscovita:
Parchi: per chi visita Mosca, d’inverno è irrinunciabile passeggiare nei parchi illuminati a festa e animati da diverse attività natalizie, come estese piste di pattinaggio in musica sempre popolate, statue di ghiaccio, mercatini e stand tradizionali, e poi magari sostare in un accogliente café immerso nella natura gelata. Tra tutti, suggerisco il Parco Sokolniki, di cui ho apprezzato le iniziative legate alle Olimpiadi invernali di Sochi, le originali e futuristiche sculture di ghiaccio (da lasciare a bocca aperta adulti e bambini!) e i sentieri ghiacciati, che permettono di pattinare lungo tutto l’itinerario del parco.
Metropolitana: la Московский метрополитен имени В.И. Ленина (ossia la metropolitana moscovita in nome a V.I. Lenin) è, come anticipavo, una delle più suggestive al mondo. Ogni fermata merita di essere visitata come se fosse un museo sotterraneo lungo i binari, con arcate e colonnati, mosaici, soffitti affrescati, sculture e lampadari in stile Versailles. Lo stupore nel trovarsi davanti ad uno scenario nuovo ad ogni stazione fa dimenticare anche il sovraffollamento di questo mezzo, secondo al mondo per transiti giornalieri solo alla subway di Tokyo! La metropolitana di Mosca è inoltre una delle più profonde del globo: la stazione di Park Pobedy arriva ad 85 metri sotto il livello stradale, poiché la costruzione di questa parte della rete ferroviaria è coincisa con gli anni della guerra fredda, e le stazioni erano state progettate anche per fungere da rifugi in caso di attacco atomico.
- Izmailovo: questo parco – che ospita il celeberrimo mercatino tradizionale Vernisazh – è senz’altro da annoverare tra i must-see per i “novellini” nella grande città. Non un banale mercato con souvenir kitsch e antiquati, bensì un labirinto di stand traboccanti di oggetti e utensili originali della cultura russa con, sullo sfondo, il profilo colorato dei tetti dalla tipica architettura russa. Un marasma di colbacchi, valenki, matrioske di ogni forma, dimensione e soggetto, vasellame dai tradizionali colori nero, oro e rosso, Cheburaska parlanti e canterini… Insomma, una vera e propria full immersion nella storia, anche con arnesi di seconda mano risalenti all’era sovietica.
- City e lo skyline notturno: per chi vuole godersi una vista mozzafiato, da far dubitare se ci si trovi a Mosca o nella Grande Mela, consiglio di avvicinarsi alla zona della City, con i grattacieli dalle strutture ultramoderne e futuristiche, che svettano nel cielo della città illuminati da giochi di luci suggestivi. Passeggiando dalla City lungo la Moscova, non ci si può non fermare ad ammirare la città dall’ansa del fiume di fronte al maestoso Hotel Ucraina, una delle sette sorelle di Stalin, che riflette le sue luci nell’acqua sottostante.
- Fuochi d’artificio nella Piazza Rossa: naturalmente, non poteva mancare il posto più conosciuto di Mosca, meta di migliaia di turisti ogni giorno, Красная площадь, con la famosissima Cattedrale di San Basilio, dall’apparente anarchia architettonica e molteplicità di colori, stili, forme e cupole. Questa singolare cattedrale ortodossa merita di essere ammirata e visitata in tutta la sua complessità, ma è durante la notte di Capodanno che essa raggiunge la sua più alta magnificenza. Un’esplosione di luci e colori nel cielo nero che fa da sfondo alla Cattedrale, ne esalta la combinazione cromatica e le conferisce un’area fiabesca e surreale. Gli occhi sembrano quasi inadatti a quel tripudio di luci e colori che il gioco di fuochi d’artificio emana sopra la cattedrale. Senz’altro uno spettacolo che ripaga il freddo della mezzanotte moscovita!
Ecco Mosca da un fugace, ma “intenso” punto di vista! Mi auguro che i miei aneddoti, le mie impressioni ed esperienze abbiano incuriosito ed invogliato chi non ha ancora avuto il piacere di visitare questa città dai cento volti, e che ciò che ho raccontato abbia richiamato ricordi e sensazioni di chi invece conosce Mosca meglio della sottoscritta.”
Sonia Ragone
...e il punto di vista dei Pink Floyd a poco più di 2 anni dalla fine dell'Unione Sovietica
mi auguro che tu abbia imparato la lezione e che così non ti
sentiremo più sbraitare stupidaggini contro le unioni omosessuali millantando la
superiorità della coppia eterosessuale.
Ad esempio vorrei ricordarti che i figli
adottati dalle coppie omosessuali sono figli abbandonati dalle coppie
eterosessuali.
A
proposito della crisi ucraina e del referendum in Crimea:
siamo
sempre bravissimi a esprimere la nostra opinione sui fatti di politica estera come se avessimo appena partecipato a un gabinetto di guerra con Barack Obama e Zbigniew Brzezinski. Sappiamo sempre con chi schierarci in un conflitto come se lo stessimo vivendo sulla nostra pelle e, troppo
spesso, più il problema è lontano da noi e più le nostre convinzioni sono
ferree... tanto, in realtà, la nostra pellaccia non rischia proprio nulla:
Quando penso a lui, io penso alla sacra fiamma della letteratura, all’arte che brucia nel petto e urla per uscire e perdersi in giro per universo.
Se penso ad Arturo Bandini penso allo scrittore perfetto:
stanze afose con pareti ocra, macchine da scrivere lise dalla passione, lenti ventilatori, letti disfatti, sesso distratto, bottiglie vuote, oceani da osservare, donne che hanno lasciato il loro piacere e il loro sudore sulle lenzuola e poi sono fuggite via riempiendo l'anima di nuova nostalgia e di nuovo materiale da cui attingere nuovi capolavori, migliaia di parole scritte o ancora da scrivere.... “Ah la vita! Tragedia dolceamara, splendida puttana, che mi porti alla distruzione.” A.B.
Colin Farrel nei panni della versione cinematografica di Arturo Bandini
Prima, però, c'è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla.
È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore.
Il silenzio e il sentimento.
L'emozione e la paura.
Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza.
E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile.
Tutto sepolto dalla coperta dell'imbarazzo dello stare al mondo.
Bla. Bla. Bla. Bla.
Altrove, c'è l'altrove.
Io non mi occupo dell'altrove.
Dunque, che questo romanzo abbia inizio.
In fondo, è solo un trucco.
Sì, è solo un trucco." (Jep Gambardella)
Se partissimo dal fondo de “La Grande bellezza” saremmo di fronte a un esempio di eccezionale poesia, quella frase finale è una frustata all’anima ma allo stesso tempo un magnifico invito per ogni essere vivente a spolverare la propria esistenza dal chiacchiericcio e dal rumore per elevarsi dalle miserie della condizione umana e così poter risplendere nell’emozione più pura senza usare trucchi.