"Mi
chiamo Alejandra* avevo 16 anni e sono morta una notte di Novembre
travolta da una frana mentre ero nel letto di casa mia.
Ero
nata lontano dall'Italia, nella Repubblica Domenicana... dove il sole
non tramonta mai, nemmeno quando è buio, nemmeno quando piove...
dove il mare e il cielo non conoscono confine e giocano a confondersi
all'orizzonte.
Amavo
tutto della mia terra natia e più di tutto amavo osservare l'arte dei
pescatori, la pazienza nell'attesa dell'attimo in cui
tutto cambia:
la lenza ha un piccolo scossone, tutto quel che era immobile diventa movimento, la pazienza diventa audacia, l'attesa diventa lotta..
la lenza ha un piccolo scossone, tutto quel che era immobile diventa movimento, la pazienza diventa audacia, l'attesa diventa lotta..
"Ecco"
pensavo osservandoli "Non so cosa farò da grande ma
vorrei vivere come un pescatore e avere sempre quella forza di
affrontare con tenacia il momento in cui tutto cambia."
Pensando
a questo accettai la separazione dei miei genitori senza troppi
drammi "La lenza s'è mossa" pensai.
Pensando
a questo non soffrii molto il distacco dalla Repubblica Domenicana
per venire a vivere in Italia, in provincia di Varese, seguendo mio
padre.
Avevo
14 anni e "La lenza s'è mossa ancora" pensai e inizia a
tirare perché dall'altro capo del filo c'era la mia serenità e....
il destino mi fece un regalo enorme:
nella
famiglia in cui io e mio padre venimmo a vivere c'era un signore
anziano che di mestiere faceva il pescatore di lago, ero felicissima!
Lui era il padre della donna di cui mio padre si era innamorato e per
la quale aveva scelto di trasferirsi, io lo chiamai fin da subito Nonno
Gianni come se lo fosse stato da sempre.
Lago Maggiore |
Mi iscrissi al liceo artistico, mi sembrava la scuola che
più somigliasse all'arte dei pescatori delle mie adorate spiagge,
perché “Pescare è un arte” mi diceva Nonno Gianni.. mi piaceva
tutto della mia vita, la scuola i compagni, i primi sguardi con Luca
che da quando ero arrivata aveva reso ancora più dolce il distacco
dalla mia terra natia. Ma più di tutto adoravo ascoltare i racconti
di pesca di Nonno Gianni, quelli veri e anche quelli inventati,
perché a volte esagerava ma a me piaceva fargli pensare che io gli
credessi... del resto raccontare storie è un po' come viverle davvero,
la vita non è altro che il racconto di una storia.
Poi
iniziò a piovere e la collina dietro casa iniziò a far paura.
In
paese dicevano tutti che non era molto sicura, che avrebbe potuto
franare da un momento all'altro e di piovere sembrava che non volesse
smettere.
Ultimamente
avevano fatto dei lavori lì sopra, avevano dovuto tagliere alcuni
alberi perché bisognava costruire una superstrada "non proprio una trovata intelligente” dissero in
paese.
Quella
pioggia mi ricordava le tempeste tanto le violente piogge in
Repubblica Domenicana e Luca, che era 4 anni più grande di me e
conosceva il mondo più di me, diceva che invece non erano molto
normali da quelle parti e che il mondo aveva preso una strada che se
ne fregava del bene comune "forse qualcosa è andata
storta mentre eravamo distratti" mi diceva citando uno dei suoi
film preferiti**. Luca era uno di quelli che voleva un mondo migliore
per tutti e questo era una delle cose che più mi piaceva di lui.
Pioveva
sabato sera. Pioveva tanto ma poco importava.
Luca
mi aveva regalato "Il vecchio e il mare" di Ernest
Hemingway "ti piacerà visto che ami i pescatori e magari un
giorno ti porterò a L'Havana nella stanza d'albergo dove Hemigway
scriveva i suoi capolavori" mi disse.
Pioveva
tanto Sabato sera ma a me poco importava perché, sdraiata nel mio
letto, stavo leggendo "Il vecchio e il mare" di Hemingway,
ero felice, pensavo alle spiagge della Repubblica Domenicana, ai
racconti di pesca di Nonno Gianni che ora dormiva nella stanza di
fianco e ai baci di Luca... ero felice e quando si sentii il boato e nel momento in cui tutto è cambiato stavo leggendo queste parole:
"...poi
va (uccellino) e rischia quel che devi rischiare come qualsiasi uomo
o uccello o pesce".
Mi
chiamo Alejandra avevo 16 anni e sono morta una notte di Novembre
travolta da una frana mentre ero nel letto di casa mia.
Io
non so perché sono morta così, io non so di chi è la colpa ma di
una cosa sono certa, la pioggia è innocente...
...la natura non va sfidata perché nella lotta fra
l'uomo e la natura l'uomo è sconfitto in partenza.
Ecco perché amavo la
pesca, perché non è una lotta fra l'uomo è la natura bensì è l'uomo che
sfida sé stesso... il pesce rappresenta tutti i limiti umani e
riuscire a pescarlo significa superare i propri limiti.
Ciao... Alejandra”
Ciao... Alejandra”
FINE
*Questo
racconto è una storia inventata, i protagonisti e i fatti sono pura
invenzione ma voglio dedicarla ad Adriana De Pena Moya morta a 16 anni la notte fra il 15 e il 16
Novembre 2014 a Laveno Mombello in provincia di Varese, travolta da
una frana causata dalla pioggia mentre era nella sua stanza.
Questa
storia è dedicata a lei, a suo nonno Giorgio Levati che era nella
stanza di fianco e a tutte le vittime della pioggia...
...ma
stupido che sono... le vittime non sono della pioggia, la pioggia non
uccide... è la cementificazione insensata che uccide, è il
restringimento degli argini dei fiumi che uccide, è il disboscamento
degli alberi che uccide perché non resta più nulla a drenare la
terra e frana tutto... anche il buonsenso!
La
pioggia è innocente, i colpevoli ci sono, hanno nomi e indirizzi,
hanno firme su documenti edilizi e urbanistici... trovateli lì... se
volete trovarli!
K
POESIASOCIALE
La pioggia se ne frega
delle promesse e dei condoni,
della destra,
della sinistra,
la pioggia è sovversiva.
POESIASOCIALE
La pioggia se ne frega
delle promesse e dei condoni,
della destra,
della sinistra,
la pioggia è sovversiva.
http://www.ciwati.it/2014/11/16/e-colpa-mia/
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