lunedì 17 novembre 2014

"LA PIOGGIA E' INNOCENTE" racconto dedicato ad Adriana De Pena Moya (vittima del maltempo e della cecità umana)

"Mi chiamo Alejandra* avevo 16 anni e sono morta una notte di Novembre travolta da una frana mentre ero nel letto di casa mia.



Ero nata lontano dall'Italia, nella Repubblica Domenicana... dove il sole non tramonta mai, nemmeno quando è buio, nemmeno quando piove... dove il mare e il cielo non conoscono confine e giocano a confondersi all'orizzonte.
Amavo tutto della mia terra natia e più di tutto amavo osservare l'arte dei pescatori, la pazienza nell'attesa dell'attimo in cui tutto cambia: 
la lenza ha un piccolo scossone, tutto quel che era immobile diventa movimento, la pazienza diventa audacia, l'attesa diventa lotta.. 
"Ecco" pensavo osservandoli  "Non so cosa farò da grande ma vorrei vivere come un pescatore e avere sempre quella forza di affrontare con tenacia il momento in cui tutto cambia." 



Pensando a questo accettai la separazione dei miei genitori senza troppi drammi "La lenza s'è mossa" pensai.
Pensando a questo non soffrii molto il distacco dalla Repubblica Domenicana per venire a vivere in Italia, in provincia di Varese, seguendo mio padre.
Avevo 14 anni e "La lenza s'è mossa ancora" pensai e inizia a tirare perché dall'altro capo del filo c'era la mia serenità e.... il destino mi fece un regalo enorme:
nella famiglia in cui io e mio padre venimmo a vivere c'era un signore anziano che di mestiere faceva il pescatore di lago, ero felicissima! Lui era il padre della donna di cui mio padre si era innamorato e per la quale aveva scelto di trasferirsi, io lo chiamai fin da subito Nonno Gianni come se lo fosse stato da sempre.


Lago Maggiore

Mi iscrissi al liceo artistico, mi sembrava la scuola che più somigliasse all'arte dei pescatori delle mie adorate spiagge, perché “Pescare è un arte” mi diceva Nonno Gianni.. mi piaceva tutto della mia vita, la scuola i compagni, i primi sguardi con Luca che da quando ero arrivata aveva reso ancora più dolce il distacco dalla mia terra natia. Ma più di tutto adoravo ascoltare i racconti di pesca di Nonno Gianni, quelli veri e anche quelli inventati, perché a volte esagerava ma a me piaceva fargli pensare che io gli credessi... del resto raccontare storie è un po' come viverle davvero, la vita non è altro che il racconto di una storia.


Poi iniziò a piovere e la collina dietro casa iniziò a far paura. 
In paese dicevano tutti che non era molto sicura, che avrebbe potuto franare da un momento all'altro e di piovere sembrava che non volesse smettere. 
Ultimamente avevano fatto dei lavori lì sopra, avevano dovuto tagliere alcuni alberi perché bisognava costruire una superstrada "non proprio una trovata intelligente” dissero in paese.
Quella pioggia mi ricordava le tempeste tanto le violente piogge in Repubblica Domenicana e Luca, che era 4 anni più grande di me e conosceva il mondo più di me, diceva che invece non erano molto normali da quelle parti e che il mondo aveva preso una strada che se ne fregava del bene comune  "forse qualcosa è andata storta mentre eravamo distratti" mi diceva citando uno dei suoi film preferiti**. Luca era uno di quelli che voleva un mondo migliore per tutti e questo era una delle cose che più mi piaceva di lui.




Pioveva sabato sera. Pioveva tanto ma poco importava. 
Luca mi aveva regalato "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway "ti piacerà visto che ami i pescatori e magari un giorno ti porterò a L'Havana nella stanza d'albergo dove Hemigway scriveva i suoi capolavori" mi disse. 
Pioveva tanto Sabato sera ma a me poco importava perché, sdraiata nel mio letto, stavo leggendo "Il vecchio e il mare" di Hemingway, ero felice, pensavo alle spiagge della Repubblica Domenicana, ai racconti di pesca di Nonno Gianni che ora dormiva nella stanza di fianco e ai baci di Luca... ero felice e quando si sentii il boato e nel momento in cui tutto è cambiato stavo leggendo queste parole:
"...poi va (uccellino) e rischia quel che devi rischiare come qualsiasi uomo o uccello o pesce". 

Mi chiamo Alejandra avevo 16 anni e sono morta una notte di Novembre travolta da una frana mentre ero nel letto di casa mia.
Io non so perché sono morta così, io non so di chi è la colpa ma di una cosa sono certa, la pioggia è innocente...
...la natura non va sfidata perché nella lotta fra l'uomo e la natura l'uomo è sconfitto in partenza.




Ecco perché amavo la pesca, perché non è una lotta fra l'uomo è la natura bensì è l'uomo che sfida sé stesso... il pesce rappresenta tutti i limiti umani e riuscire a pescarlo significa superare i propri limiti.

Ciao... Alejandra”

FINE
  
*Questo racconto è una storia inventata, i protagonisti e i fatti sono pura invenzione ma voglio dedicarla ad Adriana De Pena Moya morta a 16 anni la notte fra il 15 e il 16 Novembre 2014 a Laveno Mombello in provincia di Varese, travolta da una frana causata dalla pioggia mentre era nella sua stanza.
Questa storia è dedicata a lei, a suo nonno Giorgio Levati che era nella stanza di fianco e a tutte le vittime della pioggia...



...ma stupido che sono... le vittime non sono della pioggia, la pioggia non uccide... è la cementificazione insensata che uccide, è il restringimento degli argini dei fiumi che uccide, è il disboscamento degli alberi che uccide perché non resta più nulla a drenare la terra e frana tutto... anche il buonsenso!
La pioggia è innocente, i colpevoli ci sono, hanno nomi e indirizzi, hanno firme su documenti edilizi e urbanistici... trovateli lì... se volete trovarli!

K

POESIASOCIALE
La pioggia se ne frega 
delle promesse e dei condoni, 
della destra, 
della sinistra, 
la pioggia è sovversiva.









http://www.ciwati.it/2014/11/16/e-colpa-mia/







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