giovedì 29 maggio 2014

"AMERICAN BEAUTY": E' difficile rimanere arrabbiati quando puoi vederti questa bellezza americana


di Claudio Villanova



"Il colonello di Amercian Beauty è gay...ed uccide Kevin Spacey".
Così Caparezza ci svela il finale del pluripremiato "American Beauty" (ben 5 Oscar), nel suo volutamente odioso singolo "Kevin Spacey”, ma non bastano le provocazioni del “genio di Molfetta” a farmi desistere dal recensire il film di Sam Mendes.

Già dal primo campo largo su un classico quartiere americano Lester, il protagonista interpretato da un immenso Kevin Spacey, inizia a presentarsi raccontandoci la storia dal suo punto di vista (tecnica che Mendes ammette di aver ripreso dal leggendario Arancia Meccanica di Kubrick ), e facendosi amare sin dalle prime scene.
Ma questo è solo un intelligente tranello, perché Lester non è un eroe… anzi... è proprio il contrario della visione comune di un eroe.

...la sua famiglia,  la classica famiglia americana, è all’apparenza armoniosa ma appena svoltato l'angolo mostra subito l’esasperazione che regna all'interno: 
Lester è succube della moglie e  insoddisfatto dal suo lavoro nella redazione di un giornale dove si occupa di pubblicità; 
la moglie (Carolyn - Annette Bening), è un'agente immobiliare ossessionata dal suo successo sociale  e professionale, ciò che conta per lei è apparire e avere, il verbo "essere" non ha nessuna importanza; 
la figlia (Jane - Thora Birch) è la classica adolescente arrabbiata con il mondo che brama anche solo il riflesso di quella luce che la sua bellissima amica Angela (Mena Suvari) emana, ma sarà il nuovo e strano vicino di casa ( Ricky - Wes Bentley)  a mostrarle una strada migliore per vivere al meglio questo mondo, capacità che Ricky possiede nonostante suo padre sia il paranoico e reazionario Colonnello Fitts citato da Caparezza  e la madre una depressa cronica a causa delle psicosi del marito. 


L'evento che rompe l'equilibrio già precario è l'incontro tra la giovane leggiadria di Angela e le frustrazioni di Lester, che perderà la testa per lei, fino a fargli riconoscere che la propria vita è logora (o una vera merda se preferite). 

Da qui in poi il film diviene un impetuoso fiume in piena.
Lester tenterà di dare una svolta alla sua esistenza: fuma erba, si licenzia dal lavoro e fa esercizi per diventare più atletico nella vana ricerca della giovanile felicità, con l’unico risultato di trasformarsi nell'esempio perfetto dell'edonismo americano.
Ma costruire una bellezza di cartone perché non si riesce più a percepire una reale bellezza intorno a sé non può essere la via per la felicità... infatti tutto cede!


"American Beauty" è una tempesta che al suo passaggio non lascia più nulla come era prima e con lo scorrere della pellicola i personaggi mutano e si scoprono, fino a mostrare tutte le loro ipocrisie e debolezze.


“American beauty”  è un entusiasmante esempio di cinismo, la facciata cartonata crolla e la società americana mostra il suo lato peggiore permeato di solitudine, superficiale e soffocato da problemi sociali, che troppo spesso è celato dai grandi ideali.

Ecco l'indimenticabile capolavoro di Sam Mendes che ci mostra tutto il suo talento con una regia molto pop, veloce, utilizzando una fotografia quasi teatrale, lasciando i protagonisti sempre al centro della scena per far sì che la loro anima sia ben visibile in tutte le evoluzioni (o involuzioni). 

Raccontato così il film sembra disfattista e senza possibilità di redenzione, ma è nel finale che la bellezza si mostra in tutto il suo splendore:
nell’attimo prima della morte Lester comprende ciò che gli è sempre sfuggito, la bellezza era più vicina di quanto immaginasse, ma impossibile da percepire distratto com'era a rincorrerne solo l'illusione ma soprattutto realizza che è difficile rimanere arrabbiati quando nel mondo c'è tanta bellezza... nonostante tutto.


Illusione alla quale sfugge Ricky Fitts, l'unico personaggio positivo di questa storia nonostante per la pubblica morale (o forse proprio per questo) sia solo un reietto, un pazzo... o forse un poeta alla drammatica ricerca della bellezza... anche fosse solo in una busta di plastica mossa dal vento da immortalare con una preziosa telecamera. 

"American Beauty" è stato tacciato di ruffianeria per scegliersi il posto migliore a "La Notte degli Oscar", ma credo che un film che unisce una dura critica sociale a una sceneggiatura leggera senza farsi mancare ottimi momenti d’ironia non può che essere catalogato fra "gli indimenticabili della storia del cinema mondiale".

C.V.
voto 9  vi basti questo:
"Ricordate quei poster con la scritta -Oggi è il primo giorno del resto della tua vita?- Be', questo è vero per tutti i giorni tranne uno: il giorno che muori!” 
...ma anche     
"Se sei vergine questo non fa di te una santa

"Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"

C.V.

LA POSTILLA DI K
Nel film Ricky vende a Lester un tipo speciale di Marijuana ottenuto geneticamente dal Governo che non induce paranoia, ma ciò è impossibile perché non esiste nessun tipo di Marijuana che induca paranoia, a meno che non sia "tagliata" chimicamente o il soggetto che ne faccia uso non sia già paranoico di suo.
Per questo bisogna sempre attenersi a "IL DECALOGO DEL PERFETTO CONSUMATORE DI CANNABIS
http://levisionidik.blogspot.it/2014/01/si-alla-legalizzazione-marijuana.html




















Nessun commento:

Posta un commento

...E TU... COSA NE PENSI?

..LA TUA OPINIONE E' IMPORTANTE!

Si prega di firmare i commenti (anche solo con il nome) e di rispettare le idee altrui! Gli insulti verranno bannati.