è
stato un onore stare seduto alla stessa tavola alimentando la mia anima
con le vostre parole:
mi
avete incantato con i vostri racconti di vita, di viaggi e di poesia, di utopie
realizzabili e di sogni realizzati… e mentre vi ascoltavo ho capito che sono
persone come voi che mi fanno continuare ad avere fiducia nell’umanità e a
credere in un futuro migliore.
Mi avete spiegato l’arte della lentezza e a fermarmi “come il cavallo che percepisce l’abisso” per riflettere se la strada che si percorre è la migliore possibile per raggiungere la felicità o per lo meno la serenità.
…eh già la felicità… il vostro libro è pregno di felicità: parla di lentezza, gastronomia,
bellezza, esperienze, diritti e poesia (“Volevo parlare di un’idea di politica
e ho parlato di poesia, ma solo gli stolti non capiscono che sono la stessa
cosa.”) che sono tutte componenti inscindibili per far sì che quell’energia meravigliosa che
chiamiamo felicità sia raggiunta.
Grazie
a voi sono stato nella profonda Patagonia cilena e ho racconto agli abitanti de
“l’isola dei salmoni felici” di come sono la pioggia, le stelle e il vento
dalle mie parti e poi sono tornato negli anni’50 per abbracciare i contadini
delle Langhe che “portavano a spasso l’acqua” piovana scavando fossi per
renderla meno pericolosa.
Grazie
a voi ho sospirato di nostalgia mentre mi raccontavate di Salvador Allende e dell’Uruguay di "Pepe" Mujica, e ho conosciuto la fondamentale
importanza di “Slow Food” e “Terra Madre” per la vita di ognuno di noi.
Mi
avete insegnato a mangiare bene, mi sono innamorato del cibo, del semplice
gesto di consumare un pasto, un amore che troppo spesso si dà per scontato. Ho
realizzato quante storie d’amore ci sono alle spalle di una pietanza: l’amore
del contadino per il suo campo, dell’allevatore che parla all’agnello, del
vignaiolo per la sua uva e la storia del viaggio che compiono i frutti della
loro passione*… tutte storie che contribuiscono a rendere speciale “Il momento
sublime della vita (…) quando alla fine della giornata la famiglia, grande o
piccola, si siede a tavola (…) e partecipa alla piccola, enorme narrazione che
è il meraviglioso racconto della giornata trascorsa”...
…e
mi è tornato in mente quel che il mio saggio zio mi disse poco tempo
fa durante un pranzo di famiglia: “Non dimenticare che, nella nostra parte di
mondo, quasi tutti abbiamo la possibilità di essere felici almeno due volte al
giorno, ogni giorno, durante il pranzo e la cena”
quanto
ha ragione… ed ecco che ho ritrovato le sue parole fra le vostre pagine: “il
cibo e la felicità sono una rete” inscindibile.
E
mentre vi leggevo, o meglio vi ascoltavo… perché “Un’idea
di felicità” è un libro che sembra parlare, mi stavo accorgendo di farlo troppo
velocemente, anche se con la più bella delle avidità, e allora ho rallentato mettendo in pratica quanto avevo appena appreso… per godere di tutta
la meravigliosa energia che stavo assorbendo dalle vostre parole.
Non
ancora sazio di poesia, di dialogo e di cibo felice
vi
abbraccio
*Naturalmente questo vale solo per chi mangia biologico... per chi mangia industriale purtroppo... poco amore!
dialogando |
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