
Leggere le parole di fuoco che John scrive a Paul McCartney e a sua moglie Linda è come scoprire che i propri genitori, in passato, si sono odiati e la reazione è di inaspettato sconcerto.
La lettera non fa che confermare le parole di “How do you sleep?”, la canzone che Lennon scrisse nello stesso anno di questa lettera, un anno dopo la separazione dei Beatles.
Nel testo Lennon attacca McCartney con frasi tipo: L’unica cosa buona che hai fatto e stata “Ieri”!
E' difficile evitare di pensare che la canzone non sia un messaggio accusatorio verso l’ex collega, anche se poi il tutto sarà ridimensionato, per fortuna dei fans e della fama beatlesiana.
E' difficile evitare di pensare che la canzone non sia un messaggio accusatorio verso l’ex collega, anche se poi il tutto sarà ridimensionato, per fortuna dei fans e della fama beatlesiana.
Come un pianista che improvvisa un concerto, le parole di Lennon appaiono un fiume in piena gonfiato da un temporale estivo.
Queste due pagine sono una risposta a una precedente lettera di Linda McCartney e, citando le parti salienti, inizia subito andando dritta al punto:
“Cari Linda e Paul stavo leggendo la vostra lettera e mi domandavo quale sciroccato fan dei Beatles di mezza età l'avesse scritta. Ho resistito alla tentazione di andare all'ultima pagina per scoprirlo. Continuavo a pensare: chi può essere? Queenie? La madre di Stuart? La moglie di Clive Epstein? Alan Williams? Che cavolo... è Linda!”
Poi continua prendendo le difese di Yoko Ono, secondo Lennon, accusata ingiustamente di essere la causa della separazione dei beatles (ultimamente scagionata):

In seguito affonda i colpi, sminuendo il loro titolo di “lord”, ricordando quanto hanno dovuto sopportare in cambio del successo e non mancando di dare qualche consiglio sia a Paul che a Linda:

A dispetto del tono agguerrito di tutta la lettera, il saluto finale è degno dell’immagine dell’uomo di pace che, durante tutti gli anni ’70, Lennon avrebbe incarnato.
“Nonostante tutto, amore per voi due, da noi due”
Lettera 142: a Linda e Paul, 1971 (Traduzione di Alessio Catania)
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