"Com'è possibile?" mi chiesi,
(in primis perché non avrei mai pensato a una "reunion" così tardiva di quei grandi musicisti italiani e poi perché mi sembrava una scelta troppo coraggiosa quanto inopportuna per la tradizione del Festival di San Remo e infatti...)
"Il Volo" sono un trio lirico formato da Piero Barone (1993), Ignazio Boschetto (1994) Gianluca Ginoble (1995), nato nel 2009 dopo la partecipazione come solisti nel programma televisivo di Raiuno "Ti lascio una canzone" presentato da Antonella Clerici...
"Mai sentiti prima ma se partecipano a Sanremo fra i BIG un cazzo di motivo ci sarà" mi dissi (ormai fra i BIG di Sanremo ci trovi chiunque, tipo Bianca Atzei o Lorenzo Fragola... basta fare 4 scoregge con la bocca nella tonalità che piace al mercato della discografia e sei un GRANDE*).
Scoprii che i ragazzi de "Il Volo" avevano un enorme successo negli Stati Uniti
(ma mi dissi che "E' anche vero che gli americani vanno in visibilio appena vedono un tenore o un baritono... anche se fa i gargarismi").
Così, attendendo di ascoltarli a San Remo, iniziai ad ascoltarli su youtube e dovetti constatare che "Questi tre hanno una voce della Madonna"
(... e dissi questo senza conoscere la reale voce della Madonna perché nei Vangeli canonici non si fa nessun accenno alle doti canore della Madonna... del tipo: "Nel giorno di Pèsach Maria svegliava Gesù intonando Osanna con il suono della sua soave voce").
Guardando il loro stile non potei fare a meno di paragonarli a "Il Divo"
(del resto, nome compreso, fra loro c'è grande somiglianza.. a parte che quelli de "Il Divo" sembrano 4 gigolò e sono esteticamente molto più gnocchi di quelli de "Il Volo"... ma questo è un particolare oggettivo poco interessante).
Date le premesse, quando giunse l'inizio del Festival di San Remo condotto da Carlo Conti, ascoltai con curiosità l'esibizione de "Il volo" e...
QUI IL VIDEO UFFICIALE https://www.youtube.com/watch?v=w1f6o1HQBvg
e...
la loro canzone è di una bruttezza imbarazzante cantata in modo meraviglioso, che ha tutta la sensazione di essere stata scritta solo per conquistare il mercato internazionale e soprattutto quello statunitense. Notate come la parole siano semplici, puerili, ottime per rimanere impresse nelle menti non inclini alla lingua italiana.
Il testo è così insignificante che in confronto quelli scritti da Checco dei Modà sembrano opere di William Shakespeare, ma loro lo cantano così dannatamente bene che nessuno ci fa caso.
(questi cantano "Dimmi che non mi lascerai mai" che è una frase che già a 19 anni ti vergogni come un ladro se in prima superiore la scrivevi sul diario pensando a qualcuna/o da amare).
...ed ecco perché i tre de "Il volo" hanno vinto...
non ha vinto la canzone ma il loro modo di cantare,
quella canzone senza "Do di petto" e senza estensioni vocali destinate a ben altre platee, non sarebbe stata nemmeno presa in considerazione tanto è brutta... ma cantata da 2 tenori e un baritono non diventa bella, ma particolare, speciale.
In un Festival artisticamente piatto come la scollatura di Conchita Wurst, con canzoni banali e senza spunti interessanti, in cui a salvarsi sono solo i cantanti provenienti dallo scorso secolo, Marco Masini, Raf, Irene Grandi e Gianluca Grignani, con l'aggiunta delle più recenti Malika Ayane, Nina Zilli e Annalisa che però era penalizzata dalla canzone
(ben tre brani erano scritti da Checco Silvestre dei Modà che da come si è potuto evincere nelle righe precedenti non è Shakespeare, ma nemmeno Fabio Volo)...
(ben tre brani erano scritti da Checco Silvestre dei Modà che da come si è potuto evincere nelle righe precedenti non è Shakespeare, ma nemmeno Fabio Volo)...
in un Festival democristiano, concepito per piacere alla maggioranza degli italiani senza "se" e senza "ma"
(e chi se ne importa degli snob intellettuali del cazzo fra i quali quello de "Le Visioni di K" che si esaltano per le canzoni dai testi estrosi di Max Gazzè)
ha vinto la vera novità...
perché sul palco dell'Ariston non si erano mai visti tre giovani di 20 anni che cantano in uno stile non usuale per i giovani di 20 anni,
tre ragazzi che forse ascoltano Claudio Villa e Caruso invece di Vasco Rossi e i Doors ma che per 5 giorni hanno conquistato l'Italia intonando come solo pochi eletti riescono a fare le puerili parole di "Grande Amore"...
...e allora hanno ragione gli americani "tutto ciò che è lirico è eccitante... anche i gargarismi di tre ragazzi di 20 anni sul palco di Sanremo"!
Complimenti ragazzi... per il talento non di certo per la canzone...
K
Je suis d'accord… e vedo che abbiamo apprezzato gli stessi cantanti! Grande Ste!!!
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