martedì 22 dicembre 2015

"Anna" di Niccolò Ammaniti: "La vita non ci appartiene, ci attraversa" (recensione)


Ciao Niccolò
ma come ti è venuto in mente di scrivere una storia che definire distopica è riduttivo? ...dalla quale si dovrebbe rifuggire se solo non fosse scritta nel coinvolgente stile "ammanitiano"... se solo, una volta iniziata la lettura, non si fosse obbligati a voler sapere come andrà a finire, e anche il più velocemente possibile.
Una storia che solo una mente estremamente audace e cinica può concepire.

La storia di Anna, 
Anna nel disperato tentativo di sopravvivere alla Sicilia del 2020, popolata da soli bambini, perché tutti gli adulti del mondo sono morti a causa di un virus letale che uccide ogni essere umano al di sopra dei 14 anni...
Anna in viaggio da Palermo verso la Calabria, verso "il Continente" dove forse qualche grande s'è salvato è ha quell'antidoto che significa salvezza.

Anna nella Sicilia in fiamme, la Sicilia disabitata, la Sicilia senza elettricità, la Sicilia che è solo un ricordo.
Anna fra bambini in branco, bambini sperduti, bambini affamati, bambini inconsapevoli perché gli occhi di un bambino, per fortuna, non hanno termine di paragone.

Anna bellissima, Anna 13 o forse 14 anni, Anna bambina, Anna maestra, Anna innamorata nonostante tutto, Anna a pezzi, Anna una forza inimmaginabile perché ad Astor, suo fratello minore, non accada nulla...
Anna verso un motivo per sopravvivere,
Anna donna.


"Anna" è distopia vera, un romanzo che potrebbe ricordare "Il signore delle mosche" di Golding ma soprattutto "La strada" di McCarthy: 
lo stesso peregrinare di due esseri umani in un mondo disperato verso un “dove” nel quale non si avrà, comunque, nessuna certezza di sopravvivere... 
ma bisogna provarci... ora, sempre! 

Fortunatamente Ammaniti non racconta "Anna" con la stessa spietatezza narrativa di McCarty che ne "La strada" descrive un incubo senza via d'uscita... in cui anche i pazzi non riporrebbero più nessuna fiducia nel futuro, affondando il lettore nei peggiori istinti umani... e lo descrive così bene, così senza pietà, da convincere che quel futuro è il peggior futuro possibile, ed è possibile visto che si può raccontare, anzi... è già in atto!

Invece in "Anna", pur nella tragedia, si respira una certa possibilità di salvezza.... si ha la sensazione che, nonostante tutto, qualcosa si è salvato (no, non sto citando Vasco Rossi), da qualche parte c'è un principio di vita, una rinascita di bellezza e Messina ne è la prova.... a Messina non ci sono adulti ma c'è la vita, la Natura è ancora viva ed è un ottima base da cui ripartire... 
e se la bellezza, e se la vita c'è lì... c'è per forza da qualche altra dannata parte dell'Universo...
e allora...
bisogna provarci...ora, sempre!

K

Niccolò Ammaniti
"La strada" di McCarthy,
romanzo per stomaci forti

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