Di
fronte alla bellezza è impossibile rimanere indifferenti, qualcosa
dentro di noi si muove e niente sembra più come prima.
Dopo
aver visto "Torneranno i prati", con Claudio Santamaria fra
i protagonisti, si ha la sensazione di aver vissuto
un'esperienza che infiamma tutti i nostri sensi fino a lasciarci con
le lacrime agli occhi, consapevoli di aver assistito a qualcosa di
bello e terribile allo stesso tempo, qualcosa di sublime.
Se
la guerra ormai è diventata una convenzione, un argomento da cui
trarre idee per girare dei film che raccontino storie di eroi e di
avventure spettacolari, qui il rapporto si inverte:
non
è la guerra in funzione della macchina cinematografica, ma è il
cinema che si mette in secondo piano rispetto al racconto di un
evento catastrofico, che non ha niente di straordinario o di eroico
da narrare, ma allo stesso tempo deve essere descritto affinché la
storia di quegli uomini non vada dispersa dalla nostra memoria.
Con
questi presupposti Ermanno Olmi, uno regista del quale
è un onore esserne contemporanei, gira il suo film
sulla Prima Guerra Mondiale mostrandoci una giornata in un avamposto
d'alta quota, dove un gruppo di soldati combatte vicino ad una
trincea austriaca.
Non
ci sono combattimenti, non ci sono gesta eroiche, non ci sono i
dialoghi da grandi patrioti, non c'è nulla di tutto questo, la vera
protagonista del film è l'attesa, alimentata dai silenzi,
accompagnati costantemente dai rumori delle bombe che sembra suonino
come campane a morte.
Olmi istruisce Santamaria e Formichetti |
E' un film che non ha ritmo, si potrebbe dire che è anticinematografico, ma attraverso la sua lentezza restituisce tutta la drammaticità della monotonia delle giornate in trincea, nelle quali si combatte un nemico invisibile, con la costante angoscia che da un momento all'altro può incombere la morte a causa di un attacco di mortaio.
La
fotografia è completamente desaturata, quasi un bianco e nero, che
nella sua freddezza è capace di ritrarre i volti anonimi e distrutti
dei militari, che non trovano neanche più l'umanità per cantare una
canzone sotto la luna.
Nonostante
l'intero film goda di una tecnica superlativa, che va dalle ottime
inquadrature al saggio uso di una bellissima colonna sonora ad opera di Paolo Fresu, non rischia mai di essere retorico, né si fregia di
orpelli, ma, nella sua essenzialità, ogni scelta stilistica è
funzionale al racconto e così quest'opera riesce a graffiare
profondamente l'animo dello spettatore.
A un certo punto del film un militare si rivolge a noi ascoltatori e ci dice che "di quel che c'è stato qui non si vedrà più niente, e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero",
invece,
a cento anni da La Grande Guerra, Ermanno Olmi cerca di allontanare
questo rischio, dando voce a chi subiva gli ordini dei grandi
burattinai, burattini a loro volta, chiusi nei loro studi che
facevano la Storia del tutto indifferenti al mondo reale.
La
scena dell'attacco di mortaio nel silenzio più totale e il
monologo finale, con quegli occhi pieni di lacrime, ti smembrano
dalla realtà odierna lasciandoti lì, solo nell'immensità
impassibile dell'Universo, essere umano fra gli esseri umani in balia
della Storia.... la Nostra Storia!
Voto
9 semplicemente IMPERDIBILE!
"Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"
C.V.
NOTE
DI K
Mentre
leggevo questa bella recensione di Claudio mi è venuta voglia di
ricordare un altro indimenticabile film dedicato alla Prima Guerra
Mondiale, "La grande guerra" di Mario Monicelli con Alberto
Sordi e Vittorio Gassman...
Pèerché
nessuno dimentichi la follia della Prima Guerra Mondiale che causò
più di 17 MILIONI DI MORTI (e della guerra in generale)
K
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