di Claudio Villanova
Qual
è il limite tra finzione e realtà?
Qual
è la posta in gioco quando si supera questo limite?
"The
prestige" è la storia di una rivalità fra due prestigiatori che
potrebbe rispondere a questi interrogativi.
Il
film di Cristopher Nolan segue le regole di un trucco da
prestigiatore come ci racconta Michael Caine sin dalle prime scene:
”Ogni numero di magia è composto da 3 parti o atti. La prima
parte è chiamata -La Promessa-. L'illusionista vi mostra qualcosa di
ordinario: un mazzo di carte, un uccellino, o un uomo. Vi mostra
questo oggetto. Magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare se
sia davvero reale, sia inalterato, normale. Ma ovviamente... è
probabile che non lo sia. Il secondo atto è chiamato -La Svolta-.
L'illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in
qualcosa di straordinario. Ma ancora non applaudite. Perché far
sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna anche farla riapparire.
Ora voi state cercando il segreto... ma non lo troverete, perché in
realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi
volete essere ingannati. Per questo ogni numero di magia ha un terzo
atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo -Il Prestigio-”.
Così
come un grande incantatore Cristopher Nolan mescola i tasselli della
sua storia, riordinando questo puzzle con grande pazienza, lasciando
sulla strada piccoli indizi per lo spettatore, ma riservandosi il
proprio prestigio solo nella scena finale.
Il
film potrebbe essere letto come una grande metafora cinematografica
sulla macchina dell'illusione per eccellenza, ma quest'opera riesce
con grande efficacia anche a trattare argomenti più importanti come
quelli dell'ambizione, del sacrificio o della gelosia. Nolan con
equilibrio riesce a mescolare tutto in un thriller che di azione ne
ha ben poca, ma che viene giocato su una struttura narrativa poco
lineare e su personaggi carismatici che si impadroniscono della scena
(grandi interpretazioni di Christian Bale, Scarlett Johansson, Hugh Jackman, David Bowie
e Michael Caine).
La
grammatica cinematografica si piega a questo mondo di magia e
illusione con facilità e il regista inglese utilizza inquadrature
inusuali o una serie di montaggi alternati, che aderiscono molto bene
all'atmosfera fittizia dell'intero film.
Insomma
Nolan crea un universo magico in cui egli rappresenta il direttore
d'orchestra che gestisce il ritmo dell'opera e ne mostra
l'illusiorietà senza perdere di vista la storia dei protagonista
e la loro costruzione, che risulta complessa e sfaccettata.
Poteva
essere un effimero gioco di stile, in cui il regista si erigeva a Dio
della sua opera magica, ma Nolan riesce a trovare un grande
equilibrio tra la narrazione di una storia e l'esibizione del proprio
talento.
Voto
8 1/2 risposta: il limite non esiste!
"Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"
C.V.
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