Come
nasce una canzone?
Come
si può spiegare il miracolo dell'ispirazione artistica?
Ecco,
appunto... non si può spiegare proprio perché è un vero miracolo, un
dono, un'illuminazione imprevista, divina, magica.
Vivere un attimo d'ispirazione è una sensazione che profuma d'orgasmo, che crea assuefazione...
essere
ispirati è come spermare nella vagina dell'Universo...
ed
ecco il concepimento di qualcosa che fino a qualche istante
prima non esisteva...
inattesa, persa
nel Cosmo
in attesa di essere colta!
in attesa di essere colta!
ed è quel che ha fatto Anthony Kiedis, fondatore, frontman e voce dei Red Hot Chili Peppers, nella sua bellissima e sorprendente autobiografia "Scar Tissue",
nella quale si ha l'onore di conoscere la genesi di molte delle canzoni che hanno reso celebre il gruppo di Los Angeles, (sapevate che "Breaking the girl" è dedicata a Sinead O'Connor?)...
ma soprattutto vi è descritto l'attimo in cui è stata concepita una delle più belle canzoni degli anni '90 (decennio meravigliosamente florido dal punto di vista musicale), se non di sempre:
“Under the bridge”.
L'ispirazione sorprende Kiedis mentre sta guidando, mentre la mente è distolta nel fare tutt'altro,
"Under the bridge" nasce come poesia, nasce perché Anthony è travolto da un improvviso vortice in cui confluiscono nello stesso istante frammenti di passato mischiati a una solitudine disperata, ad amori mancati, allo spirito della sua amata città, Los Angeles, che troppo spesso è la sua unica compagna:
“Quel
giorno, dopo le prove, tornai a casa sulla superstrada 101: il
sentimento che nutrivo nei confronti di John (Frusciante n.d.a.) insieme al
senso di solitudine, mi portò a rievocare i giorni passati con Ione (Skye, una sua importante ex ragazza) e a provare rimpianto per quell'angelo di ragazza, disposta a darmi
tutto il suo amore mentre io, invece di stringerla fra le braccia, me
ne stavo con fottuti gangster a spararmi speedball (eroina) sotto un ponte. Mi
rendevo conto di aver buttato via tante cose nella vita, ma sentivo
anche un silenzioso legame con la mia città. Passavo tanto tempo a
vagare per le strade di L.A. e a camminare sulle Hollywood Hills da
avvertire un'entità non umana, forse lo spirito di quelle colline e
della città che vegliava su di me. Ero un solitario nel mio gruppo,
ma intorno a me avvertivo la presenza del luogo in cui vivevo.
Cominciai a mettere insieme le parole per una poesia e a cantarle in
una melodia mentre percorrevo la superstrada. Giunto a casa, presi il
mio taccuino e scrissi tutto quanto con la struttura di una canzone,
anche se si trattava più di versi che avevano a che fare con le mie
angosce."
...poi quell'attimo fugace d'ispirazione si evolve e...
"Un
mese più tardi, a casa mia Rick (Rubin, il loro produttore) sfogliava il mio taccuino: il che
dimostra quanto mi sentissi a mio agio con lui. Aveva letto "Under The
Bridge", disse che era una bomba e che dovevo farci qualcosa, ma gli
spiegai che la canzone non si adeguava al nostro stile perché è
lenta, melodica, drammatica. Insistette, e mi disse che dovevo farla
vedere ai ragazzi, se riuscivano a tirarne fuori qualcosa. Mi colpì
che gli piacesse la poesia, ma dubitavo ancora che fosse una canzone
adatta a noi. Alcuni giorni dopo, alle prove, ingannavo il tempo in
attesa dell'arrivo di Flea.
"Perché non mostri a John e Chad (Smith, il batterista) quella cosa che ho visto a casa tua l'altra sera?" suggerì Rick.
"No, no, non c'è nemmeno Flea" dissi.
Ma John e Chad avevano sentito e mi dissero di fargli vedere la poesia. Gliela cantai dall'inizio alla fine, probabilmente in tre tonalità diverse, non sapendo che direzione prendere, ma quando ebbi finito si alzarono, andarono ai loro strumenti e cominciarono a cercarne il ritmo e gli accordi. Il giorno seguente John venne da me per rifinirla. Portò un piccolo ampli Fender, lo attaccò e mi disse: "Okay, prova a cantarla di nuovo." "Come vuoi che suoni?" "Cosa vuoi che sembri?" "Dove vuoi che vada?".
Gliela cantai, e lui se ne usci con tre o quattro opzioni differenti, e continuammo fino a quando non trovammo la progressione migliore e più creativa per la melodia. Così nacque una delle canzoni dell'album.”
"Perché non mostri a John e Chad (Smith, il batterista) quella cosa che ho visto a casa tua l'altra sera?" suggerì Rick.
"No, no, non c'è nemmeno Flea" dissi.
Ma John e Chad avevano sentito e mi dissero di fargli vedere la poesia. Gliela cantai dall'inizio alla fine, probabilmente in tre tonalità diverse, non sapendo che direzione prendere, ma quando ebbi finito si alzarono, andarono ai loro strumenti e cominciarono a cercarne il ritmo e gli accordi. Il giorno seguente John venne da me per rifinirla. Portò un piccolo ampli Fender, lo attaccò e mi disse: "Okay, prova a cantarla di nuovo." "Come vuoi che suoni?" "Cosa vuoi che sembri?" "Dove vuoi che vada?".
Gliela cantai, e lui se ne usci con tre o quattro opzioni differenti, e continuammo fino a quando non trovammo la progressione migliore e più creativa per la melodia. Così nacque una delle canzoni dell'album.”
...così nacque una
delle canzoni simbolo dei Red Hot Chili Peppers.
"Scar tissue" è un libro essenziale per ogni fan che si rispetti dei Peperoncini Piccanti:
è narrata in prima persona la folle vita di Anthony Kiedis, dall'infanzia "atipica" all'incubo della dipendenza dalle droghe, i suoi amori impossibili, la sua adolescenza arrogante, una vita che non vuole essere da esempio per nessuno... come lui stesso ammette,
...ma soprattutto "Scar Tissue" è la storia di questa band eccezionale che è entrata di diritto ne "La Storia del Musica"!
K
PS ...a proposito di storia della musica:
mi perdonerà Ezio Guaitamacchi, ma mi preme troppo fargli sapere che a pagina 509 del suo pur straordinario "La storia del rock" , viene affermato che "Under the bridge" sia dedicata a Hillel Slovak, fondatore e primo chitarrista dei Red Hot morto di droga nel 1988, poco prima del successo planetario, ma, come appena dimostrato, si tratta di un errore.
"Scar tissue" è un libro essenziale per ogni fan che si rispetti dei Peperoncini Piccanti:
è narrata in prima persona la folle vita di Anthony Kiedis, dall'infanzia "atipica" all'incubo della dipendenza dalle droghe, i suoi amori impossibili, la sua adolescenza arrogante, una vita che non vuole essere da esempio per nessuno... come lui stesso ammette,
...ma soprattutto "Scar Tissue" è la storia di questa band eccezionale che è entrata di diritto ne "La Storia del Musica"!
K
PS ...a proposito di storia della musica:
mi perdonerà Ezio Guaitamacchi, ma mi preme troppo fargli sapere che a pagina 509 del suo pur straordinario "La storia del rock" , viene affermato che "Under the bridge" sia dedicata a Hillel Slovak, fondatore e primo chitarrista dei Red Hot morto di droga nel 1988, poco prima del successo planetario, ma, come appena dimostrato, si tratta di un errore.
Glielo faccio notare per la grande stima che nutro nel suo lavoro.
Anthony e Ione Skye |
I Red Hot Chili Peppers nel 1991 ai tempi di "Blood sugar sex magik" |
UNDER THE BRIDGE
Sometimes
I feel
Like
I don't have a partner
Sometimes
I feel
Like
my only friend
Is
the city I live in
The
city of angels
Lonely
as I am
Together
we cry
I
drive on her streets
'Cause
she's my companion
I
walk through her hills
'Cause
she knows who I am
She
sees my good deeds
And
she kisses me windy
I
never worry
Now
that is a lie
I
don't ever want to feel
Like
I did that day
Take
me to the place I love
Take
me all the way [x2]
yeah,
yeah, yeah yeah.
It's
hard to believe
That
there's nobody out there
It's
hard to believe
That
I'm all alone
At
least I have her love
The
city she loves me
Lonely
as I am
Together
we cry
I
don't ever want to feel
Like
I did that day
Take
me to the place I love
Take
me all the way [x2]
Yeah,
yeah, yeah yeah
Oh
no, no, no, yeah, yeah
Under
the bridge downtown
Is
where I drew some blood
Under
the bridge downtown
I
could not get enough
Under
the bridge downtown
Forgot
about my love
Under
the bridge downtown
I
gave my life away
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