Mi guardavo attorno mentre per la prima volta (finalmente!) i Pearl Jam suonavano a San Siro e vedevo volti sorpresi dall’intensità dei suoni, increduli per la bellezza percepita, in lacrime per “Just breath” (dedicata alla moglie lì presente) che è stata l’apice di un capolavoro iniziato poco prima delle 18, Eddy Vedder sale sul palco indossando la maglia numero 10 della Nazionale di calcio e regala ai presenti “Porch”.
Sono le 20.45 del 20 Giugno 2014 quando tutto ha inizio, sono i giorni del solstizio d’estate e i nuovi grattacieli di Milano riflettono un sole che pare non vorrebbe tramontare mai sulla notte dei Pearl Jam.
Sono le 20.45 ed eccola la voce di Eddie Vedder, la voce di un incantesimo, che fin dalla prima vibrazione di “Release” alza chilometri di pelle d’oca.
E’ l’inizio di 3 ore di un’esibizione da tutto esaurito che infiammerà le vene dei circa 65000 spettatori mischiando canzoni immortali a discorsi che sono giuramenti d’amore alla vita, innaffiati e benedetti da sorsate di vino rosso, mischiando figli che salgono sul palco a suonare con i padri ad anniversari da festeggiare tutti insieme perché…
“Sarebbe tutto più facile se tutti voi veniste a vivere a Seattle… siete fantastici” dice Eddie.
La prima parte è una carezza e dopo l’ammaliante “Realese”, ecco“Sirens” e l’immortale “Black” per stremare subito l’anima dall’emozione.
Dalla quinta canzone il cielo inizia a tremare, “Go” e “Do the evolution” sono i primi lampi di quel rock puro e fulminate che in pochi come Pearl Jam sanno gestire sul palco.
La band di Seattle è un treno lanciato contro il tempo, nella storia dei concerti milanesi, tutte le canzoni vengono mitragliate nell’atmosfera che non fatica ad ardere.
Ma un’impeto del genere non può durare per sempre, è una legge fisica, e purtroppo proprio nel nella parte dove è in programma “Given to fly” l’esibizione perde slancio… su quest’ultima Eddie si dimentica le parole ma si fa perdonare dandosi dello “stronzo” in un italiano impeccabile.
Del resto ogni opera d'arte ha la propria imperfezione!
Ma un’impeto del genere non può durare per sempre, è una legge fisica, e purtroppo proprio nel nella parte dove è in programma “Given to fly” l’esibizione perde slancio… su quest’ultima Eddie si dimentica le parole ma si fa perdonare dandosi dello “stronzo” in un italiano impeccabile.
Del resto ogni opera d'arte ha la propria imperfezione!
Ma parlare di flessione con i Pearl Jam e quasi una bestemmia e infatti da “Even Flow”, tutto torna in volo, s’iniziano a intravvedere i primi bagliori che condurranno alla Standing Ovation finale, “Setting forth” è una sorpresa che manda in visibilio il pubblico, la sessione acustica con “Thin air” e “Just breath” trasforma San Siro in un unico commovente abbraccio.
Nonostante alle 23 i riflettori dello Stadio inizino ad accendersi preannunciando la fine imminente, Stone Gossard, Jeff Ament, Mike McCready e Matt Cameron sono indomabili, sembra vogliano suonare per tutta la notte fottendosene di ogni regola comunale o protesta del vicinato… e inscenano un assolo maestoso dietro l’altro che ammutolisce il pubblico dalla meraviglia.
L’opera d’arte deve continuare… anche se con il fastidio delle luci accese…
…e lo fa nel magnifico delirio finale:
ecco i classici che hanno portato i Pearl Jam fra i Grandi della storia della musica, “Doughter”, “Jeremy” e la mitica “Alive” sono sorelle per ogni fan, ecco una cover perfetta di “Rockin' in the Free World” di Neil Young e la chiusura con “Yellow Ledbetter”.
Sono le 23.45:
Tutti in piedi! Chiudete tutto!
La sconfitta dell'Italia ai Mondiali contro il Costa Rica non ha più nessuna importanza... a San Siro, si è propagata un'estatica onda di energia e di arte pura che è l'unico pensiero che conta e che fa bene all'anima.
La sconfitta dell'Italia ai Mondiali contro il Costa Rica non ha più nessuna importanza... a San Siro, si è propagata un'estatica onda di energia e di arte pura che è l'unico pensiero che conta e che fa bene all'anima.
Ho sentito qualcuno cercare difetti nella loro esibizione ma chi si aspettava di vedere Eddie Vedder arrampicarsi sulle impalcature sarà rimasto deluso e forse prima o poi dovrà accettare di non vivere più nel 1992… perché abbiamo assistito al compiersi di una leggenda,
una di quelle sere da raccontare ai nipoti…
…e ce l’hai detto Eddie:
“La prossima volta usciamo tutti insieme e ci facciamo una canna”
Accetto!
K
"Faccio molti brutti sogni recentemente...tanto che ho paura a stare con gli occhi chiusi. Leggo troppi giornali, forse... Ma stasera voi siete un sogno bellissimo."
( Eddie Vedder, 20 giugno 2014, San Siro, Milano)
nella leggenda |
La scaletta di Milano |
La seconda moglie di Vedder, Jill McCormick, la modella americana che Eddie ha conosciuto nel 2000 in Italia e alla quale ieri ha dedicato "Just breath"
le fortune di Marco Materazzi le fortune dei One Direction (prossimi a San Siro) |
I'm in (il biglietto comprato a Natale... ma ho sofferto a non essere sul prato) |
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