venerdì 7 febbraio 2014

Lettera a Benito Mussolini: ti racconto "Canale Mussolini" di Antonio Pennacchi - RECENSIONE

Ciao Benito
cosa penso politicamente di te l’ho già espresso qui

infatti non ti scrivo per questo ma per raccontarti di un libro che ho da poco terminare di leggere: “Canale Mussolini”, scritto in modo sublime da Antonio Pennacchi.






“Canale Mussolini” è una saga familiare che comincia alla fine dell'800 e arriva fino al secondo dopoguerra. 
L'epopea della famiglia Peruzzi, una di quelle famiglie che negli '30 dello scorso secolo dal Veneto si trasferirono nel Lazio, nelle terre dell’Agro Pontino bonificate anche grazie al fascismo. Ma "Canale Mussolini" è soprattutto una macchina del tempo che ti strappa dal ventunesimo secolo e ti fa vivere la storia d’Italia come se stesse accadendo oggi. 
In questo libro la storia si respira a pieni polmoni, è scritta in modo efficace, semplice e divertente.


Benito, come avrai intuito dal titolo, la colonna portante di questo libro sei tu, tu e la tua millantata formidabile impresa di riuscire nell'intento di bonificare le "invincibili" paludi dell'Agro Pontino. 
"Canale Mussolini" umanizza la tua figura storica, fin quasi a poterti toccare, conversare con te, con il primo Mussolini: 
l'entusiasmante Mussolini socialista e pacifista, bandiera degli indifesi e dei giusti, amico di Lenin e di Pietro Nenni.
Io ho cenato con te a casa Peruzzi, io c’ero e sono stato anche bene quella sera di 100 anni fa a conversare con te.

Pennacchi racconta degli obiettivi raggiunti dal fascismo per il bene degli italiani ma anche del Mussolini intimorito dopo l’omicidio Matteotti, un Mussolini che, come il peggiore degli incapaci, ha dovuto aggiungere violenza a violenza per levarsi dai guai; Pennacchi racconta del Mussolini accecato dalla follia all'apice della gloria, avido di potere che ha trascinato con sé l’Italia intera nel baratro della guerra e dell’autodistruzione, ma anche del Mussolini vigliacco che tenta la fuga travestito da soldato tedesco.


Benito, mai come in “Canale Mussolini” ho letto pagine tanto obiettive sulla storia d’Italia e su ciò che fu il fascismo che non è altro che un’idea socialista (di sinistra), solo in minima parte riuscita (ci sono parecchi miti da sfatare sui successi del fascismo),  che si innamorò del potere fino a mostrare il lato peggiore di sé stessa, perché...
...nulla è mai del tutto giusto o del tutto sbagliato e nulla fa eccezione.

Ma quando si è finito di leggere “Canale Mussolini” rimane quella sgradevole sensazione di immobilismo, perché l’Italia di oggi somiglia tremendamente a quella di 100 anni fa ed è inutile avere nostalgia del tuo nome perché, nessuno lo può negare, il fascismo è un’idea che è nata con le migliori intenzioni ma poi ha fallito in ogni campo... e come si può rimpiangere un errore?

ti saluto

K

PS Ti riporto qualche stralcio da “Canale Mussolini, sono sicuro che apprezzerai:

-     Il dramma della condizione umana è proprio questo: sei quasi perennemente condannato a vivere nel torto, pensando peraltro d'avere pure ragione.

-     “Lei dice che la libertà in italia l’avrebbe levata il fascismo? Ma in Italia non c’è mai stata la libertà, che t’ha potuto levare il fascismo?”.

-     (sullo scontro fra socialisti e fascisti) “E’ per questo che ci siamo odiati tanto, perché eravamo fratelli che si sono divisi. La gente non si odia mai con un nemico storico come si odia poi con i fratelli”

-     (Parlando degli immigrati di oggi) Ma che non lo sanno  pure loro che nove volte su dieci gli si ribalta il barcone e muoiono affogati? Lei fa bene a dirgli: “Guarda che nove volte su dieci muori”. Quello ti risponde: Lo so, ma dieci su dieci muoio se resto a casa mia”

-     Mussolini avrà fatto la dittatura, il totalitarismo, le leggi speciali, le guerre, le persecuzioni degli ebrei –ci ha portato al disastro insomma- ma da giovane era stato socialista (…) e pure a San Sepolcro, quando ha fondato il fascio, aveva un programma di sinistra.

-     (Sulla manipolazione della realtà)(i malati di malaria dall’Agro Pontino) li caricavano di corsa su su una lettiga e via di corsa a morire a Velletri, in ospedale, perché non risultassero morti di malaria in palude. Meningite o infarto, scrivevano poi sui certificati di morte e Velletri, non in palude, perché il fascio la malaria l’aveva debellata. Ma che debelli se poi la gente ci muore?

-     Balbo tornò dalla trasvolata atlantica ed era tutto entusiasta dell’America (…) il Duce gli disse di mettersi l’anima in pace che prima o poi ci si sarebbe dovuti scontrare anche con loro. Balbo era sbiancato: “Ma Benito (…) ma tu hai idea della potenza economica che hanno quelli là? (…) Noi siamo pigmei confronti a lori”
        “Ma tasi Italo! Cossà vòtu che sia la potènsa del loro oro contro quella            del nostro sangue”
         “Ah, va ben” fece allora il Balbo, che poi uscendo chiese però piano piano al Rossoni: “Ma sta diventando matto? Ma fatelo vedere, fioi”.
(Italo Balbo che poi morì in circostanze molto strane)


-     (Parlando della disfatta imperialista di Mussolini) Dia retta a me: la prossima volta che l’aquila imperiale (…) si rimette a svolazzare sui colli fatali nostri, ci conviene chiamare a raccolta l’Arci-caccia e farle sparare subito come il peggior uccellaccio.

-     (1936) Quando Hilter poi gli disse che ce l’aveva con gli ebrei, allora il Duce ci voleva mettere una croce sopra: “A questo xè mato! Ma che casso ghe gà fato de mal sti pori brèi”

-     (1938) “…e alla fine dell’anno 1938 gli ebrei erano fuorilegge in tutt’Italia, non erano più cittadini uguali agli altri (…). Io dico la verità: ai miei zii non faceva nessun effetto. Lei ha mai sentito di qualcuno per caso in Italia che nel 1938 o 1939 si sia alzato a dire: “Però con questi ebrei no, non si fa così”? Nessuno. Neanche una parola. Tutto il popolo italiano ha detto: "casso mi frega a mi? Son mica ebreo mì" (…) pure i miei parenti e tutto il popolo italiano non ci hanno messo niente (…) a dire: “ Eh, sti casso d’ebrei i xè proprio maledéti”. Ora però lei ricorderà pure che due dei quattro progettisti di Aprila e Pomezia erano ebrei. Fascistissimi ma ebrei.

-     (Aprile 1945) Tutti gli altri (i fascisti) si arresero e basta: “Amen”, come peraltro fece il Duce stesso. Anzi, lui, l’Uomo, si fece catturare nascosto dentro un camion tedesco, camuffato sotto il pastrano dell’ultimo soldato del suo alleato germanico. Altro che “Se avanzo seguitimi, se indietreggio uccidetemi”.





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