E' possibile comprendere la folle scelta di un kamikaze?

Quale follia muove un essere umano a diventare un "kamikaze" islamico?

Com'è possibile distruggere la propria vita strappandone altre nel modo più crudele?

Negli ultimi tempi in tanti ci siamo fatti domande simili.

Invece per la maggioranza di noi c'è una domanda che è inammissibile fin dal principio:

"E' possibile provare empatia, immedesimarsi o trovare delle ragioni comprensibili con un kamikaze?"

Io me la sono posta questa domanda (che non vuol dire giustificare) perché ogni azione ha una sua origine,

perché l'unico modo per risolvere un problema è necessario capirne la storia fin dall'inizio, estirparne la radice.

Cercando la risposta ho letto "L'attentatrice" di Yasmina Khadra,

un libro del 2005 ma quanto mai attuale, in cui uno stimato chirurgo israeliano di origine araba, dopo aver passato una notte a tentare di salvare i feriti di un attentato kamikaze, scopre che l'autore del folle gesto è sua moglie, da quel momento la sua vita non sarà che un incubo almeno fino a quando non avrà scoperto l'incomprensibile perché di quel che è successo, e...

"Non c'è cataclisma peggiore dell'umiliazione, (...). Ti toglie la voglia di vivere"

"Quando i sogni sono conculcati (calpestati), la morte diventa l'ultima salvezza..."

"E' così che vuole finire, facendo tutt'uno con la causa che difende"

"...significava che aveva dentro di sé una ferita così brutta e atroce che (...)

il solo modo di liberarsene era distruggersi con quella..."

...ok, per noi rimane un gesto oltre ogni razionalità ma se provassimo solo per un attimo a cercare di capire, 

e se...

se loro avessero di nuovo la possibilità di sognare ci sarebbero molte meno opportunità di immolarsi per la causa... e, forse, anche Allah sarebbe molto meno grande... o per lo meno smetterebbe di essere uno strumento di morte.

K  

...eh già, forse smettendo di reprimere i loro sogni...

forse...