lunedì 25 maggio 2015

"MAD MAX: FURY ROAD": una lezione di Cinema di George Miller (recensione di Claudio Villanova)




Prendete i film d'azione degli ultimi anni, da Transformer fino all'ultimo Avengers compreso, e buttateli nel cesso! Anche se vi sono piaciuti, forza! ...senza ripensamenti, perché è la prima cosa che penserete di fare dopo aver visto “MAD MAX: FURY ROAD” di George Miller.
A suffragio della mia tesi potrei citare Joe Dante (il regista dei Gremilins per capirci... mica il pizzettaro di Via della Scrofa) che su Twitter scrive:


Trent'anni dopo l'ultimo MAD MAX, Miller ci dimostra com'è un film fatto per la pura libidine di creare arte e non esclusivamente per riempire il botteghino; ci dimostra cosa diventa il Cinema quando dietro la macchina da presa c'è un vero autore e non uno di quegli “automi” che Hoolywood sforna da anni, che si limitano a fare il loro compito per compiacere la produzione, senza aggiungere nulla di propria iniziativa per timore di uscire fuori dallo schema.
Invece Miller sembra fottersene degli schemi precostituiti del cinema del XXI° secolo e ci ricorda cos'è il Grande Cinema. 
E lo fa ridando vita a una delle sue creature più belle, la saga di MAD MAX; e lo fa così bene che è giusto evitare ogni paragone con i suoi tre predecessori interpretati da Mel Gibson a cavallo degli anni '70 e '80 dello scorso secolo.



Eccolo il nuovo “pazzo” Max (Tom Hardy), un uomo che non ha nulla da perdere perché ha già perso tutto, che non ha paura di essere costretto a fare da "sacca di sangue" per i suoi nemici e nemmeno di affrontare il dittatore di turno; lui è un uomo che ha tutte le credenziali per sopravvivere su un immaginario futuro Pianeta Terra che è il peggiore dei nostri incubi, ridotto a un immenso deserto e popolato da uomini privi di qualsiasi valore positivo.

Ma la vera protagonista del film è Furiosa, interpretata in modo sublime da Charlize Theron, che rischia di diventare uno dei personaggi femminili più belli del cinema.
Ogni volta che i suoi occhi sono inquadrati dalla macchina da presa diventano un pugno allo stomaco e, nel delirio di questo mondo distopico, il suo sguardo è l'unico carico di umanità e di sorprendente bellezza.
Quando lei entra in azione inizia il vero spettacolo, elettrizzante e adrenalinico, che inchioda lo spettatore alle immagini montate ad arte che si succederanno fino a creare un opera che rasenta la perfezione.




Le atmosfere punk si nutrono della stessa tradizione che George Miller creò nei precedenti episodi, ma rilette in chiave moderna, e questo è un bene per la riuscita del progetto perché esalta sia i nostalgici che le nuove generazioni.
La fotografia è il fiore all'occhiello di questo film, il deserto in cui è ridotto il Pianeta Terra ti entra dentro perché non è solo ambientale, ma impera anche nell'intimo dell'animo umano e, durante la visione, si percepisce tutto!
La colonna sonora è utilizzata in modo intelligente, giocando fra momenti di rumore esagerato alternati improvvisi silenzi destabilizzanti.
Con questi presupposti tecnici non c'è bisogno di grandi dialoghi o spiegazioni per ricostruire il background dei personaggi e la storia del mondo in cui essi abitano... ma quelle poche parole pronunciate pesano come macigni:
"Un uomo ridotto a un unico istinto... sopravvivere"




Ecco “Mad Max: Fury Road” un capolavoro nel suo genere,
una lezione di cinema che Miller impartisce a tutta l'industria cinematografica, 
e un monito per l'umanità e per il destino del mondo come la miglior tradizione della cultura fantascientifica prevede.


Voto 9 "Dovrebbe essere sottotitolato: Regista settantenne mostra a quei giovani insolenti come si fa Cinema!" Parola di Joe Dante


"Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"

C.V.


Mad Max 1979
Mad Max 1981
Mad Max 1985


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