venerdì 29 agosto 2014

A Carmen Consoli: Catania e il suo magnetico fascino decadente (Viaggio in Sicilia - Prima Parte)


Ciao Carmen

sono stato nella tua città, Catania, e la prima persona che ho incontrato uscendo dall'areoporto è stata un imbolsito nonché adirato Ignazio La Russa (e se non era lui era il suo sosia perfetto), non so con chi ce l'avesse di preciso ma era davvero incazzato!


Non ho nemmeno fatto in tempo a riavermi dai pensieri angusti che l'ex Ministro mi aveva provocato che mi si è avvicinato un autoctono di bassa statura, carnagione scura e con una profonda cicatrice che dalla guancia destra arrivava fino al collo che ha insistito per appiopparmi un santino di Padre Pio in cambio di un'offerta libera da 3 euro... non appena gli ho fatto presente la mia lontananza dalle religioni monoteisiste e che il frate di Pietralcina non ha la benché minima influenza sulla mia anima si è allontanato alquanto scocciato bofonchiando nell'idioma locale qualcosa a me d'incomprensibile.

Ecco Carmen... questo è come Catania mi ha accolto la prima volta che sono giunto in Sicilia... non un degno benvenuto oserei affermare!


Arrivati davanti al nostro albergo, "Il De Curtis Palace" nell'omonima via dedicata al grande Totò, ormai a buio inoltrato siamo rimasti sorpresi dalla lugubre decadenza delle facciata del palazzo in cui l'hotel è ubicato eppure...al suo interno non aveva nulla da invidiare a un hotel di buona categoria (nonostante sia sprovvisto di ascensore e le camere siano al secondo piano).

La stanza dove ho alloggiato
In seguito... solo visitando Catania ho capito che  il "De Curtis Palace" non è altro che la sintesi perfetta di quel che mi è apparsa Catania:
una città che alla prima impressione risulta di una decadenza inenarrabile, sporca e non curata ma che dopo una visita seppur superficiale rimane ancora decadente ma trasmette un fascino quasi magnetico, ti ammalia fino alla più bella delle affezioni...
 ...ma forse è proprio quella fatiscenza a renderla così attraente!

L'Etna fotografato dall'Hotel Regina Margherita*
Catania mi ha ricordato L'Havana, una delle città che più hanno stregato la mia anima e dove ho scritto una delle mie migliori poesie.
Girando per la città etnea ho spesso pensato alla magica capitale cubana e, nonostante le diversità sia storiche che caratteriali, avevo tutti i motivi per farlo:
lo stesso fermento nelle piazze nelle notti della movida,
le stesse ragazze che ti sorridono con sorprendenti occhi mori e dalla pelle che il sole accarezza da generazioni,
lo stesso intonaco scrostato dei palazzi che simboleggia la fine di un sogno,
la stesso sogno che non accenna ad affievolirsi nello sguardo delle persone che ho incrociato per strada...
gli stessi visi incattiviti dalla vita che senza motivo incutono timore,
lo stesso caldo d'Agosto che t'insegue come un'ombra,
lo stesso mare che non pone limite agli orizzonti e
la stessa incoscienza che impedisce di essere migliore.

Catania mi ha incantato con la sua roccia lavica che la rende unica nel mondo;
la via Etnea, una meravigliosa Regina nera in stato di eccitazione perenne;
il mercato del pesce e le urla dei venditori impermeabili al tempo;
la salita ("chianata" nel dialetto locale") di San Giuliano che mi ha ricordato un'altra città cara al mio cuore, San Francisco;
tutto questo e molto altro all'ombra dell'Etna... un gigante che erutta emozioni e che è monito e benedizione al tempo stesso.
La colata di lava del 1992 vicino a Zafferana Etnea

la salita di San Giuliano
Il mercato del pesce
via Etnea
Però...
però c'è quel però che ha continuato a non piacermi... quasi a infastidirmi perché Catania è un incanto sfregiato da tristi quanto stolte distrazioni:
ho visto il Teatro Bellini con la facciata lisa,
ho visto buttare carte per terra con troppa normalità,
ovunque orrende scritte sui muri che ne sfregiano la bellezza,
viuzze del centro che potrebbero essere un inno alla sua Storia e invece sono sporche e rese inaccessibili dal timore che evocano a primo acchito come la suddetta via dedicata al Principe della Risata, Totò, contornata da orrendi palazzi inabitati in attesa solo di una morte lenta, disseminata di prostitute e della loro clientela che contribuiscono a renderla ancora più agonizzante...

I palazzi in zona di via De Curtis
La facciata del Teatro Bellini
Orrende scritte in centro
una parte della bella Villa Bellini usata come cestino dei rifiuti
e abbandonata a sé stessa
perdonami Carmen ma sono certo che sottolineando anche gli aspetti negativi non si fa che il bene di una città.

Ecco le mie impressioni su Catania, sensazioni da turista che per questioni di tempo (come accade alla maggior parte dei turisti del resto) non ha avuto la possibilità di viverla fino in fondo,  ma...
...forse un giorno avrò il piacere di averti come mia "Virgilio" personale alla scoperta del cuore più puro dell'incantevole città che brilla sotto le pendici dell'Etna.


...dopo tutto se ha ispirato un'eccezionale artista come te qualche dote speciale ce la deve avere per forza...
nonostante ci sia il rischio d'imbattersi in Ignazio La Russa!

ti abbraccio
a presto

K





centralissimo, pulito, con ascensore, buona colazione e personale gentilissimo (ciao Daniele). 

Se recensissi su Trip Advaisor gli darei 5 su 5. 

PS Ora che ci penso non è la prima volta che mi trovo faccia faccia con La Russa: una volta, più di 10 anni fa, lo incontrai
a notte inoltrata vicino alla Triennale in uno di quei chioschi mobili (che a Milano chiamiamo "dal Lurido") dove
si consuma il rito decennale del panino con la salamella dopo una serata passata a cazzeggiare in allegria...
ricordo che pensai "che buonanotte di merda!"

Arrivare in una città e come prima cosa trovarsi di fronte a una scena del genere!
Una via di Catania... anzi no, di L'Havana


 ULTIMA NOTTE A L’HAVANA


Avrei potuto continuare a spogliarti,
ma non rivedrò tanto presto i tuoi seni perfetti
non rivedrò più la tue invisibili ferite,
ho smesso di sciogliere inutile ghiaccio sulla tua pelle bollente,
ora attendo sull'uscio lo scorrere degli ultimi palpiti insieme:
l'alba accarezza il tuo profilo nudo e
il tuo profumo s'impossessa del mio stomaco.
Era impossibile portarti con me
se non come l'immagine incorporea di un umido ieri
che mi ha cambiato per sempre.
Sei stata la musa di artisti inconsolabili,
ti sei coricata con pirati insaziabili e
sei stata tradita da occhi insensibili,
ora continui a sussurrare magia a chi ti si avvicina
in cerca del tuo cuore più profondo.
Ma il tuo cuore è il mondo,
non puoi appartenere a nessuno ma splenderai per tutti.
Ho provato ad amarti
e ne porto ancora addosso le bruciature.
Ora tu continui a specchiarti in pozzanghere immobili
mentre meriteresti il più puro riflesso dei tramonti di luna.
 Ora mi manchi come solo il passato sa mancare.

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