giovedì 3 settembre 2015

"La versione di Barney" di Mordecai Richler: la leggenda del più romantico dei cinici

Questo non è un libro. E' libello, calunnia, diffamazione. Questo è un isulto prolungato, uno scaracchio in faccia all'Arte, un calcio alla Divinità, all'Uomo, al Destino, al Tempo, all'Amore, alla Bellezza... a quel che vi pare.


questa frase estratta da “Tropico del cancro” di Henry Miller potrebbe essere l'incipit perfetto per “La versione di Barney” di Mordecai Richler...
e un libro che possa fregiarsi di tale presentazione non può che essere “un libro da leggere assolutamente!”.

Barney Panofsky è un altro di quei personaggi letterari che ti manca quando hai finito di leggere la sua storia... o meglio, la sua versione dei fatti, poiché questo romanzo non è altro che una puntualizzazione su quanto riportato dal noto scrittore e giornalista canadese Terry McIver nella propria autobiografia.
Il "caro" McIver tira in ballo buona parte della vita del nostro Barney, visto che sono invecchiati insieme... ma il problema è che non ne parla bene, anzi.. Barney viene fatto a pezzi, preso a secchiate di merda e... non ci sta...
quindi ecco la risposta che si trasforma essa stessa nell'autobiografia cronologicamente psicotica di un vecchio produttore cinematografico ebreo... ma soprattutto del più cinico dei romantici (o del più romantico dei cinici) che, finché la memoria lo accompagna ("...come si chiamano i sette nani?"), dice le cose in faccia senza tanti giri di parole... come devono essere dette... 
e per questo, fra un Montecristo e un bicchiere di Macallan, si potrebbe stare ore a parlare con lui di politica e di religione, di Hollywood e del Canada, di come amare le donne... della parte più bella delle donne, 
si potrebbe stare ore ad ascoltare i suoi racconti di vita, o per lo meno... la sua versione.



Un capolavoro che tocca le profondità più sensibili dei sentimenti, dall'amore all'amicizia, nascondendole dietro maschere di cinismo, del vizio e del sesso...
un pietra miliare della letteratura che racconta la vita di un personaggio che è già leggenda,
la vita di Barney Panofsky:
dalla gioventù vissuta nella follia artistica della Parigi degli anni '50, che non ha nulla da invidiare a quella di Henry Miller ed Ernest Hemigway di qualche decennio prima... 
fino alla vecchiaia, in cui Barney ha a che fare con i fantasmi del passato che ogni notte gli mostrano il conto delle sue azioni.


Parigi anni '50 foto di Elliott Erwitt


Voltata l'ultima pagina si potrebbe essere assaliti da una meravigliosa domanda filosofica:
“Dov'è la verità? Esiste?”
... certo che esiste la verità... il problema è che indossa milioni di travestimenti... 
e non sempre si ha la fortuna di vedere un Canadair volare in cielo! 

K


...forse la vista dal cottage di Barney

Romanzo da cui il premiato film omonimo con Paul Giamatti e Dustin Hoffman:




Mordecai Richler
"Eccoci qui riuniti a discutere con pacatezza, a scambiare idee, a meditare sull'umana condizione, e sul nostro breve passaggio in questo mondo d'illusioni." B.Panofsky

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