martedì 23 giugno 2015

La felicità contagiosa di Manu Chao e i colpi bassi del giornalismo di provincia (brianzolo)

Immaginate una festa...
una festa di ogni colore e per tutte l'età,
una festa "ove tutti i cuori s'aprivano e tutti i vini scorrevano" come poetava Arthur Rimbaud un po' di tempo fa;
immaginate che avvenga all'aperto, in mezzo al verde della natura, in un parco enorme dove migliaia di persone possano accedervi senza recare danno a nessuno,
immaginate quale energia meravigliosa possa essere sprigionata da una tale miriade di persone che festeggia felice, che ride, che brinda alla vita...


ecco...
quella festa è andata in scena la sera di Sabato 20 Giugno 2015 al Parco di Monza per "La Ventura Tour" di Manu Chao:
davanti a 50.000 persone questo Artista meraviglioso ha regalato quasi 3 ore di pura gioia al ritmo della sua travolgente musica!



Da "Clandestino" a "Malavida", da "Me gustas tu" a "La vida es una tombola" (la canzone che dedicò a Maradona)... 
per la felicità dei presenti il cantante franco-spagnolo ha esposto tutta la sua gioielleria, tutto il suo repertorio (rivisto e rivisitato per l'occasione) che è un inno alla vita, un incitamento a non arrendersi alla logica del potere che ci vuole tutti etichettati e schematizzati, a far sentire la propria voce per rivendicare i propri diritti di Essere Umano... il proprio diritto a essere felice!



In un'epoca in cui i prezzi dei biglietti per un concerto d'importante caratura artistica sfiorano livelli d'indecenza inaudita... alla modica cifra di 15 euro (11 per chi lo acquistava entro l'inizio di Maggio) si poteva partecipare a questa eccezionale festa.


Lo splendido scenario entrando nella zona del concerto
Io, da buon abitante di Monza, a questa meravigliosa festa svoltasi nella la mia città ho voluto esserci e c'ero... ma purtroppo c'era anche Marco Pirola, giornalista e direttore di “Nuova Brianza”, che il giorno dopo ne ha scritto (ahinoi!) sul suo giornale.
A quanto pare quell'incredibile energia positiva sprigionata da tanta felicità non è riuscita a raggiungere l'anima del giornalista... e fin lì chi se ne frega, se non fosse che la sua cronaca sia condita di falsità, realtà alterate o denigrazioni gratuite nascoste fra gli elogi alla Croce Rossa per il loro (mai troppo ringraziato) lavoro;

il suo è un articolo è offensivo verso la stragrande maggioranza dei presenti perché sembra voglia screditare a tutti i costi quanto avvenuto, 
descrivendo scenari di guerra invece che di festa, 
gli interventi della Croce Rossa appaiono come eventi straordinari e non (purtroppo) frequenti duranti eventi di tale portata... nonché, da sempre, (purtroppo) inconvenienti dell'essere giovani, esuberanti e inesperti.

Il solerte Marco, difensore della tradizionale morale brianzola, prende di mira il cantante al quale è attribuita falsamente la frase “Me gusta la coca” e che  è chiamato con sottile disprezzo “compagno”, perché, dopo averlo epitetato come tale, lo associa sempre a un giudizio negativo sul pubblico presente....
infatti, Pirola, non è più dolce con i 50.000 presenti descritti quasi come il peggio che il genere umano possa concepire, composto per lo più da tossici (!), alcolizzati, teppisti e soprattutto persone irrispettose verso la Croce Rossa.
(...e pensare che non ho mai visto così tanti bambini a un concerto! n.d.a
Insomma... sembra che Monza sia stata invasa da un'onda barbarica e pericolosa, 
"Testa dentro sciura Brambilla che qua fuori è un brutto mondo!"*
Pirola scrive: “Al concerto c'era bravissima gente, la maggioranza probabilmente” e c'è da rendergli onore perché quel “probabilmente” è una finezza giornalistica che annulla la parola “maggioranza”.

Per quale motivo lui scriva tutto ciò mi è oscuro, forse ha del rancore represso verso le persone che si divertono originato da chissà quale esperienza nefasta della sua vita, ma quel che dimentica il Pirola è che scrivendo articoli del genere, che trasmettono astio e pregiudizi negativi, non fa che il male della città di Monza che da tali eventi ne beneficia sia spiritualmente che economicamente (prego chiedere al bar che c'è all'ingresso del Parco di Vedano che alle 21 aveva terminato le birre da vendere).

E' innegabile che gli effetti collaterali ci siano sempre, ovunque, anche a un concerto di Cristina D'Avena e dei Gem Boy...
ma forse affinché non succedano è meglio evitare ogni manifestazione di frivolezza, soprattutto a Monza... giusto Pirola?

K

PS Pirola, non dico che bisogna celare un ragazzo in coma, ma sbandierarlo per giustificare le proprie ragioni sembra per lo meno scorretto.. 
oltre tutto quanto accaduto poteva succedere davvero ovunque... è un ubriaco che ha beccato il tipo sbagliato a un chiosco di bibite!
Non immagino cosa scriverebbe passando la notte in un Pronto Soccorso... ci sarebbe davvero da chiudersi in casa!


*semicitazione da "Radiofreccia" di Luciano Ligabue


2 commenti:

  1. Se andare ad un concerto oltre a cantare e ballare, bisogna "farsi" da star male e ubriacarsi da perdere i sensi, allora ok, personalmente io sto dalla parte di volontari e di Marco Pirola.Giustificare gli abusi di alccol e droga con un "sono solo ragazzi" è da veri imbecilli.Magari le conseguenze non le vedi al concerto, ma quando guidi tornando a casa.

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    1. Nessuno li ha giustificati... ma è oggettivo (e non mia opinione) che queste cose possano capitare in giovane età... e non ho mai detto "Che bello" anzi... c'è un "Purtroppo" all'inizio della frase. A quel concerto eravamo in 50.000, ma l'articolo fazioso del signor Pirola ha voluto usare quei 100 interventi della Croce Rossa per mettere in cattiva luce l'intero evento e tutti partecipanti (fra cui decine di bambini)... e questo non è giusto e nemmeno tanto intelligente!
      ...ma è risaputo che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce!

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